(4 Novembre 2019)
Alba Adriatica - Pista ciclabile da Alba a Coropoli nel totale abbandono
Sommersa dalle erbacce, presto non sarą neanche pił visibile. Critiche da Domenico Di Matteo.
ALBA - Un'opera pubblica, molto attesa dall'intero comparto turistico e dagli amanti delle passeggiate in bicicletta immerse nella natura, che sta però diventando un evidente simbolo di degrado ed abbandono. E', questo, il contesto che caratterizza lo stato odierno del primo tratto della pista ciclabile Alba-Corropoli (7 Km.), con il cantiere dei lavori chiuso da diversi mesi. Il percorso ciclabile che costeggia il torrente Vibrata, in gran parte già realizzato, adesso comincia ad essere invaso da alte erbacce, terriccio e pietre, nonché costellato da piccole discariche di pattume buttato in prossimità del ponte autostradale. L'inaugurazione del primo lotto dell'impegnativo progetto ciclabile che dovrebbe unire la costa e l'entroterra vibratiano (da Alba a Civitella del Tronto), avrebbe già dovuto essere celebrata nell'estate 2018, poi è stata rinviata a quella trascorsa e adesso a non si sa quando. Un traguardo sempre più difficile da raggiungere, visto i frequenti intoppi registrati nel corso della sua costruzione. "Un'opera concepita male -ha ribadito il presidente del Movimento civico Val Vibrata - Monti della Laga, - ed ora anche abbandonata a se stessa. Inoltre -ha sottolineato- adesso i fondi stanziati in precedenza (1milione e 300mila euro ndr), potrebbero anche non bastare più per concludere lo stesso tratto, da Alba a Corropoli". Per Di Matteo la pista ciclabile è destinata a finire male. "L'asfalto -ha incalzato- è già ai limiti della visibilità e presto scomparirà del tutto, sommerso da canne ed arbusti spontanei. Tale infrastruttura è collocata in un ambiente fluviale ed ha bisogno di manutenzione costante ma finora -ha concluso Di Matteo- non è stata stipulata nessuna convenzione, a tale scopo". In sostanza, se la situazione di stallo non si sblocca al più presto, con l'inverno alle porte, la corsia ciclabile potrebbe subire danni maggiori, come già accaduto nell'autunno 2017, con la prospettiva di entrare nel registro nazionale delle opere incompiute.
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