(17 Ottobre 2017)
Alba Adriatica - Lavori sociali e scuse pubbliche per le offese al sindaco
E' stata la sentenza del giudice verso l'albense accusata di diffamazione aggravata sul web
ALBA - Circa due anni fa aveva scritto pesanti commenti sul popolare social-network Facebook, con tanto di frasi irripetibili e denigratorie nei confronti del primo cittadino albense, Tonia Piccioni (nella foto). Adesso, per una donna del luogo, di 31 anni, è arrivata la condanna ai lavori sociali ed alle scuse in forma pubblica e privata, per ripagare alle gravi offese rivolte al sindaco. E' quanto sentenziato dal giudice Belinda Pignotti, a conclusione del processo a carico della giovane donna accusata di diffamazione aggravata, reato che prevede una condanna da 6 mesi a 3 anni di reclusione, poi evitata grazie ad un programma di condotta ripatoria. L'avvocato alla guida di Palazzo di città era già stato oggetto, fin dal suo insediamento, di aspre considerazioni (in gran parte provenienti da ambienti politici che avevano mal digerito la sua vittoria elettorale) ma la vicenda in questione aveva superato ogni limite di decenza, per rispetto della persona. Infatti, il sindaco, in quel caso, non lasciò correre, tanto da dirigersi subito nella caserma dei carabinieri, per sporgere denuncia contro coloro che l'avevano insultata. Gli epiteti, come primo provvedimento, vennero subito rimossi dalle pagine web ma, nel frattempo, l'indagine ha fatto il suo corso, individuando l'autore delle parole offensive: il titolare dello stesso profilo Facebook ed un'altra persona che aveva approvato le invettive attraverso il classico "mi piace", ora anch'egli in attesa di un processo. La Piccioni, peraltro, non è mai stata presente sui social ma alcuni cittadini, comunque, la informarono della sgradevole situazione, consegnandole anche stampe e foto delle frasi incriminate. "Il sindaco -ha osservato il suo legale, l'avvocato Marco Pilò- è soddisfatta per le scuse ricevute in forma pubblica e privata dall'interessata. Mi auguro che questa vicenda faccia comprendere a chi utilizza i social-network come l'esercizio del diritto di critica non debba mai degenerare in offese di natura personale, costituendo così un reato perseguibile dalla giustizia ordinaria". L'incivile costume però sembra non cessare. "Grazie alle segnalazioni inviate dai cittadini -ha concluso Pilò- si sta predisponendo ulteriore documentazione, da consegnare all'autorità giudiziaria".
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